La responsabilità quattro maggiori operatori (Telecom, Vodafone, Wind, H3g) discende dal fatto che gli stessi traggono uno specifico vantaggio economico dalla commercializzazione dei servizi premium, in quanto condividono con i fornitori i ricavi dei servizi erogati, trattenendone un’elevata percentuale.
Indice dei contenuti
- Servizi attivati ma non richiesti, la sentenza che sanziona gli operatori
- Servizi premium non richiesti, gli operatori telefonici possono essere responsabili
- Pratiche commerciali scorrette da parte degli operatori telefonici
- Modalità che attivano servizi premium senza espressa manifestazione di volontà
Servizi attivati ma non richiesti, la sentenza che sanziona gli operatori
Chi ha cercato di contattare il proprio operatore, per spiegazioni ed eventuali rimborsi, il più delle volte ha incontrato un muro di gomma. “Non dipende da noi, il servizio è di altri”. Persino: “i soldi non vanno a noi”, quando invece dietro queste attività c’è un business che coinvolge tanti soggetti, operatori compresi, come hanno ricostruito le due autorità Antitrust e Agcom.
Dalle storiche sentenze dell’Antitrust del gennaio 2015 (PS9464, PS9465, PS9466, PS9467), quando l’Autorità ha sanzionato con una multa esemplare da 1,7 milioni di euro Telecom Italia e H3G e di 800mila euro Wind, per servizi attivati ma non richiesti, non si sono visti grandi passi avanti nella tutela degli utenti.
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Servizi premium non richiesti, gli operatori telefonici possono essere responsabili
La responsabilità quattro maggiori operatori (Telecom, Vodafone, Wind, H3g) discende dal fatto che gli stessi traggono uno specifico vantaggio economico dalla commercializzazione dei servizi premium, in quanto condividono con i fornitori i ricavi dei servizi erogati, trattenendone un’elevata percentuale. E inoltre, si sono dimostrati ampiamente consapevoli circa la sussistenza di attivazioni e di addebiti relativi a servizi non richiesti da parte dei propri clienti mobili. Vai all’indice
Pratiche commerciali scorrette da parte degli operatori telefonici
Le quattro aziende (Telecom, Vodafone, Wind, H3g) hanno attuato nella fattispecie una pratica commerciale scorretta riconducibile a due condotte:
- l’omissione di informazioni circa il fatto che il contratto di telefonia mobile sottoscritto pre-abilita la sim alla ricezione dei servizi a sovrapprezzo, nonché circa l’esistenza del blocco selettivo per impedire tale ricezione e la necessità per l’utente che voglia giovarsene di doversi attivare mediante una richiesta esplicita di adesione alla procedura di blocco;
- l’adozione da parte dell’operatore di telefonia mobile di un comportamento qualificato come aggressivo, consistente nell’attuazione di una procedura automatica di attivazione del servizio e di fatturazione in assenza di qualsiasi autorizzazione da parte del cliente al pagamento, nonché di qualsiasi controllo sulla attendibilità delle richieste di attivazione provenienti da soggetti quali i fornitori di servizi estranei al rapporto negoziale fra utente e operatore.
Modalità che attivano servizi premium senza espressa manifestazione di volontà
Nei confronti delle società H3G e Tim la pratica si è articolata in un’ulteriore condotta consistente nella diffusione di messaggi che omettono informazioni rilevanti o che determinano l’accesso e l’attivazione del servizio a sovrapprezzo senza un’espressa manifestazione di volontà da parte dell’utente.